Value Based Healthcare per la patient centricity

Value-based procurement

Che il paziente debba essere al centro delle prospettive di chi opera in Sanità è noto da almeno un decennio. Lo sanno le aziende farmaceutiche, che hanno da tempo coinvolto le associazioni di pazienti nei processi di comprensione degli unmet need relativi alle varie patologie.

E lo hanno compreso anche gli esponenti della Sanità pubblica e i decisori politici, che spesso coinvolgono i portatori di interesse dei pazienti ad alcuni tavoli consultivi o decisionali.

Se così declinata, la patient centricity coincide con la value based healthcare (Vbh), una visione in cui il paziente è protagonista non solo delle azioni sanitarie volte alla cura, ma del patient journey nel suo complesso. Non sempre, però, quanto noto in teoria viene tradotto in realtà.

La value based healthcare in sei passaggi

Secondo quanto stilato dall’economista statunitense Michael Porter sarebbero sufficienti sei passaggi per realizzare una Vbh di successo all’interno dei sistemi sanitarie di ciascun paese.

Fondamentale è l’aspetto organizzativo dei processi sanitari, attraverso la creazione di reparti in cui vengono messe a disposizione le competenze di tutti gli specialisti che entrano in gioco nel patient journey. Integrated practice unit, li chiama Porter, proprio a evidenziare come il mettere a sistema tante conoscenze porta ad esprimere un maggiore valore sanitario che si evidenzia nella possibilità di rispondere a tutte le esigenze del paziente.

Soprattutto nell’ottica di creare una sanità basata sì sul valore, ma anche in grado di evolvere, un altro punto da cui non si può prescindere è la misurazione dell’outcome sanitario e dei costi ad esso correlati.

Lo sguardo di Porter si allarga anche alle malattie croniche e a quelle che richiedono trattamenti ripetuti. Per questo tipo di interventi sanitari, raccomanda di adottare strategie a medio-lungo termine. In altri termini, nel valutare i costi delle cure suggerisce di ragionare per cicli di trattamento piuttosto che  per singole prestazioni e, conseguentemente, nuove formule di pagamento o di rimborso.

Con largo anticipo sui tempi, l’economista lancia anche l’idea di creare luoghi di cura dove la presa in carico del paziente sia olistica. Se la persona che necessita di assistenza trova tutto ciò di cui ha bisogno in un unico luogo, con tutta probabilità eviterà la frammentazione delle cure e, viceversa, beneficerà di una maggiore efficienza terapeutica.

Tradotto in pratica, ciò significa che è preferibile creare un numero contenuto di poli di eccellenza per aree terapeutiche a cui fare afferire i pazienti, piuttosto che frammentare l’accesso alle cure sul territorio, rischiando che i presidi assistenziali siano privi di tutte le competenze sanitarie utili alla presa in carico completa delle persone con patologie.

Last but not least, Porter prevede con larghissimo anticipo una delle imprescindibili necessità che oggi rappresentano una delle criticità e delle urgenze proprie anche del Sistema Sanitario italiano: la connessione digitale in grado di mettere in rete tutta la storia clinica dei pazienti. Perciò solo rendendola accessibile a tutti gli operatori sanitari che entrano in gioco nel suo percorso terapeutico, indipendentemente dal luogo di accesso, è possibile un coordinamento degli interventi e, in ultima analisi, un efficientamento dell’intero sistema.

La value based healthcare in Italia

Anche in Italia, una reale applicazione della Vbh porterebbe indubbi vantaggi.

Molteplici sono anche i lavori scientifici che lo evidenziano. Per esempio, quello del 2018 intitolato “Value based Healthcare: le soluzioni operative per il rilancio e la crescita del Ssn” pubblicato sul Giornale Italiano di Health Technology Assessment and Delivery che per raggiungere gli obiettivi della Vbh nel nostro Paese sia necessario puntare sull’evoluzione della governance e della leadership del Ssn, così come sull’implementazione del Value based pricing. Trovare modelli di misurazione del valore in Sanità  condivisi tra tutti gli stakeholder può rappresentare la chiave per rendere sostenibile la Sanità stessa, mantenendo al contempo il suo universalismo.

Allora, quali azioni intraprendere?

Come dicono gli esperti: da un lato promuovere pratiche basate sull’evidenza e azioni volte ad affrontare gli sprechi e la malagestione della spesa sanitaria; dall’altro investire nella ricerca comparativa indipendente e promuovere processi decisionali basati sull’evidenza.