Sanità virtuale, un’opportunità da cogliere

Digital health

Nei momenti di crisi si è disposti a rinunciare a ciò su cui non si sarebbe mai pensato di poter transigere in tempi “normali”.

Ciò vale anche per la fisicità del rapporto medico-paziente, garanzia della qualità della visita, della diagnosi e della terapia. Un caposaldo della Sanità, a cui  talvolta si può fare a meno a causa dell’emergenza Covid-19.

In questi primi mesi del 2020 la cosiddetta “Sanità virtuale” ha avuto un grande impulso. In particolare per quanto riguarda le visite mediche in cui medico e paziente si incontrano nello spazio virtuale della Rete supportati solo da smartphone o tablet. A vantaggio di un maggior numero di consulti effettuabili dai medici e dell’azzeramento del rischio di infezioni.

Ci chiediamo: essendo sufficiente una connessione e una tecnologia così basica, non sarebbe stato possibile farlo prima?

Un interrogativo a cui il fondatore del Centre for Global eHealth Innovation dell’università di Toronto, Alex Jadad, risponde tranchant in un articolo pubblicato su The Lancet: <<Non c’è alcun bisogno di attendere di alcuna infrastruttura tecnologica più sofisticata di quella attuale. Anche le barriere regolatorie, che hanno tirato le briglie della Sanità virtuale negli ultimi decenni>>, messe pressoché da parte durante questa emergenza, <<possono essere allontanate>>.

Ma la vera domanda a cui dobbiamo rispondere è, dice l’esperto, “quanto lontano desideriamo arrivare”?

In Italia, problema di infrastrutture

Per ora la distanza percorsa non è moltissima.

In Italia, anche se le Regioni hanno recepito le Linee-Guida nazionali in tema di telemedicina, <<ciò che ostacola la diffusione della salute digitale è la mancanza di infrastrutture informatiche e tecniche all’interno degli ospedali>>, sostiene Elena Sini, Information Officer della rete di ospedali privati GMV Care&Research. A ciò si aggiunge una larghezza della banda insufficiente per far fronte a <<una domanda nazionale che ha registrato un aumento del 90 per cento sulla linea fissa e del 40 per quella mobile. Ciò rende un vero problema per gli ospedali italiani accelerare le proprie possibilità di accesso alla telemedicina>>.

Usa, boom di teleconsulti e flessibilità regolatoria

Negli Usa, la situazione è ben diversa. Alcune stime indicano una decuplicazione delle tele-visite nell’arco di poche settimane.

<<Attualmente è verosimile che la maggior parte dei consulti sia effettuato virtualmente>>, indica Ray Dorsey, Director del Centre for Health and Technology dell’università del Rochester Medical Center. Si tratta della più grande trasformazione nella storia sanitaria del Paese, resasi possibile anche grazie all’imprimatur che il presidente Donald Trump ha dato ai Medicare&Medicaid Center: rinunciare temporaneamente ad alcuni vincoli regolatori e adottare una maggiore flessibilità nell’ambito del sistema sanitario nazionale per riuscire a fronteggiare la pandemia.

Obiettivo raggiunto, pare, dal momento che un’ottantina di nuovi servizi erogabili virtualmente si è aggiunta a alle pratiche mediche già autorizzate a essere espletate con la telemedicina.

Cina apripista grazie all’introduzione della remunerazione delle televisite

E nel Paese del Dragone, dove tutto ebbe inizio, cosa accade alle visite mediche?

<<Ciascun clinico oggi riesce a visitare un centinaio di pazienti ogni giorno>>, dice Yanwu Xu membro del Digital Health Technical Advisory Group dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Merito della telemedicina, che mai come ora è riuscita a vincere le diffidenze della classe medica. Da un lato perché conviene anche ai medici non entrare in contatto con pazienti potenzialmente contagiosi, dall’altro in virtù della <<remunerazione di questo servizio, recentemente introdotto dal sistema sanitario nazionale>>.

Contesti ed esperienze diverse che restituiscono un messaggio comune: la sanità virtuale, rimasta per troppo tempo lettera morta, ha trovato il modo di palesare la sua utilità ed efficacia grazie a un momento di crisi.

Una domanda sorge spontanea all’esperto statunitense Dorsey, <<la sanità virtuale continuerà a marciare alla stessa velocità a valle dell’emergenza?>>.

Leggi l’articolo qui Virtual health care in the era of COVID-19 – The Lancet